Tecnologia Digitale, Politica e Società:
Riflessioni per crescere nella consapevolezza.


Competenze per il Futuro: Prepararsi al 2025

Nel 2020, il World Economic Forum aveva avvisato che entro il 2025, il 50% della forza lavoro mondiale avrebbe avuto bisogno di una riqualificazione professionale per affrontare la transizione digitale. Ora, con il 2025 alle porte, i dati confermano che molto resta ancora da fare per adeguare le competenze al nuovo mercato del lavoro. Competenze trasversali come pensiero critico, problem solving e creatività sono sempre più centrali, ma il cammino verso un’adeguata preparazione della forza lavoro è ancora in salita.

Secondo i dati Istat, l’Italia è al 23° posto in Europa per competenze digitali, con circa il 46% della popolazione in età lavorativa che possiede solo competenze di base e appena il 22% che raggiunge un livello avanzato. L’Osservatorio sulle Competenze Digitali 2024, condotto da AICA e Assintel, conferma che i laureati in discipline ICT sono in aumento (+9%), ma rappresentano appena il 6% del totale, un dato insufficiente rispetto alla crescente domanda di mercato. Anche i corsi di laurea e gli ITS incentrati sul digitale stanno crescendo, ma non abbastanza velocemente da colmare il divario.

Una disparità significativa riguarda il gender gap. Secondo Francesca Borgonovi dell’Ocse, l’Italia presenta uno dei divari più marcati tra i generi in ambito STEM. Le ragazze, spesso autoescluse da percorsi tecnici e scientifici, rappresentano una forza potenziale ancora sottoutilizzata, alimentando ulteriormente le fratture nel nuovo mercato del lavoro.

Oltre alle hard skills, il futuro del lavoro richiede sempre più soft skills che completino le competenze tecniche. Tra il 2023 e il 2024, l’intelligenza artificiale ha registrato un incremento del 73% negli annunci di lavoro, ma la diffusione di queste tecnologie rende indispensabili qualità umane come etica, integrità e leadership. Come sottolinea il professor Roberto Verdone, molti laureati eccellono in ambito tecnico ma non possiedono le competenze relazionali necessarie per avanzare nel mondo del lavoro.

Il concetto di lifelong learning è centrale per affrontare queste sfide. Le competenze degli italiani tendono a decrescere già tra i 25 e i 34 anni, rendendole rapidamente obsolete. In paesi come la Svezia, invece, grazie a un sistema di formazione continua strutturato, le competenze aumentano con l’età. Per l’Italia, dove il 33% della forza lavoro ha più di 50 anni, investire nella formazione di questa fascia è una strategia essenziale per sostenere l’economia e rispondere al deficit demografico.

Valorizzare i lavoratori significa investire sia nelle competenze tecniche che nelle soft skills, come la resilienza, l’adattabilità e l’etica. Percorsi di apprendimento continuo distribuiti nel tempo possono aiutare a colmare i gap e garantire una forza lavoro più preparata e competitiva. Come afferma il professor Verdone, l’apprendimento non può essere relegato a fasi specifiche della vita, ma deve diventare una pratica costante.

Solo investendo nella formazione continua, sia a livello individuale che collettivo, l’Italia potrà affrontare le sfide del futuro, trasformandole in opportunità di crescita e innovazione. Per approfondire, consulta il rapporto del World Economic Forum o i dati dell’Osservatorio sulle Competenze Digitali 2024.

© 2025 Echo Pox – Tutti i diritti riservati

Lascia un commento

Verificato da MonsterInsights