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Lo Stato, i suoi apparati e le contraddizioni di un sistema che sembra volerci dipendenti

Lo Stato italiano si presenta come una macchina imponente, un sistema complesso che tocca ogni aspetto della nostra vita. Sostiene di volerci bene, di proteggerci e di garantirci servizi essenziali. Ma spesso ci rende dipendenti, vincolati a dinamiche che sembrano alimentare più il sistema stesso che il benessere dei cittadini. In questa riflessione, analizzeremo come il gioco d’azzardo, l’alcol, la burocrazia statale e la pressione fiscale contribuiscano a un quadro in cui il cittadino si sente oppresso e spesso impotente.

Il gioco d’azzardo: la nuova frontiera della dipendenza

In Italia si gioca a tutto: Lotto, Superenalotto, Gratta e Vinci, scommesse sportive e, soprattutto, giochi online. Non è solo un passatempo, ma un’industria che genera miliardi di euro l’anno. Lo Stato, da regolatore, diventa anche promotore: basta accendere la TV o navigare sul web per essere bombardati da pubblicità che promettono vincite facili, trasformando un’illusione in un’aspettativa.

Il problema non è solo economico, ma sociale. Le fasce più vulnerabili, spesso le meno abbienti, sono quelle che cadono nella spirale della dipendenza, sperando di risolvere problemi finanziari con un colpo di fortuna. Lo Stato, mentre incassa profitti significativi da queste attività, sembra non riconoscere che tali entrate derivano dalla sofferenza di molti. E nel frattempo, il costo sociale della dipendenza da gioco cresce, con famiglie distrutte e individui in difficoltà.

L’alcol: orgoglio nazionale o rischio per la salute?

L’Italia è uno dei maggiori produttori di vino al mondo. Il vino è cultura, storia, economia, un vanto nazionale. Ma è anche una sostanza che, se consumata in eccesso, ha conseguenze devastanti sulla salute pubblica. Questo crea una contraddizione evidente. Da una parte, lo Stato sostiene l’industria vinicola con incentivi e promozione. Dall’altra, lancia campagne per combattere l’abuso di alcol. Le pubblicità lo presentano come una bevanda che celebra la convivialità, quasi fosse un elemento indispensabile per il successo sociale.

I dati però parlano chiaro: l’alcol è responsabile di un numero crescente di malattie, incidenti stradali e decessi. Mentre celebriamo le eccellenze enologiche italiane, dobbiamo anche affrontare il costo umano e sanitario che ne deriva. È possibile trovare un equilibrio tra il supporto all’industria e la tutela della salute pubblica? Forse, ma richiede coraggio politico e un cambio di mentalità.

Lo Stato come macchina burocratica: tra necessità e inefficienza

Lo Stato italiano è composto da un vasto mosaico di enti e apparati che operano in settori strategici. Alcuni esempi includono:

  • Ricerca e formazione, con istituti come il CNR e l’INFN, che lavorano per portare innovazione, ma soffrono di croniche carenze di finanziamenti e piani strategici a lungo termine.
  • Turismo e cultura, con l’Enit e il Mibact, incaricati di valorizzare il nostro immenso patrimonio culturale, ma spesso criticati per la lentezza e l’inefficienza delle loro azioni.
  • Controllo e regolamentazione, con organismi come l’Agcom e il Garante per la protezione dei dati personali, che svolgono un ruolo fondamentale ma lottano contro risorse limitate e pressioni esterne.

Questi enti, pur con la loro importanza, riflettono una macchina statale pesante e disorganizzata, che spesso appare più concentrata sul proprio funzionamento interno che sul servizio ai cittadini. E qui emerge una domanda cruciale: come possiamo rendere questo sistema più snello, efficiente e orientato ai risultati?

La pressione fiscale: un peso difficile da sostenere

Ogni cittadino italiano contribuisce al funzionamento di questa macchina attraverso tasse e contributi. Per un lavoratore dipendente, tra IRPEF e contributi INPS, circa il 40% dello stipendio lordo viene trattenuto. Anche per le partite IVA, pur con il regime forfettario che offre agevolazioni iniziali, il peso complessivo di imposte e contributi è significativo. La percezione diffusa è che si dia tanto senza ricevere in cambio servizi proporzionati.

La pressione fiscale, pur necessaria per sostenere lo Stato, diventa un freno per chi vorrebbe investire, risparmiare o migliorare la propria qualità di vita. L’alternativa? Una riforma che snellisca la macchina statale e riduca gli sprechi, liberando risorse per investimenti e per un alleggerimento del carico fiscale.

La politica e i cittadini: due mondi distanti

Quando i politici parlano di ciò che “gli italiani devono fare”, spesso sembra che si pongano in una posizione di superiorità, come se non fossero anch’essi cittadini di questo Paese. In teoria, dovrebbero essere rappresentanti del popolo, portavoce delle esigenze comuni. In pratica, sembrano muoversi su un altro piano, lontano dalle difficoltà quotidiane della maggioranza delle persone.

Questa distanza alimenta la sfiducia, un sentimento che si riflette in una partecipazione sempre più bassa alle elezioni e in una crescente disillusione nei confronti delle istituzioni. Eppure, la speranza di un cambiamento resta.

Un augurio per il 2025: leggerezza e innovazione

Il 2025 può essere l’anno del cambiamento. Possiamo immaginare uno Stato che si trasformi da una macchina pesante e inefficiente in un jet leggero, alimentato da energia solare, capace di muoversi con agilità e di costare meno ai cittadini. Questo richiede non solo innovazione tecnologica, ma anche un approccio culturale nuovo, orientato alla trasparenza, all’efficienza e alla responsabilità.

Non possiamo arrenderci all’idea che nulla possa cambiare. Ogni cittadino, ogni voce può contribuire a costruire un futuro diverso. Uno Stato più leggero e snello è possibile, ma solo se iniziamo a pretendere di più da chi ci governa e, allo stesso tempo, assumiamo un ruolo più attivo come cittadini.

La politica non deve essere un’entità distante, ma una conversazione aperta tra governanti e governati. Solo così possiamo costruire una società in cui lo Stato non sia un peso, ma un alleato per la crescita e il benessere di tutti.

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