Il mondo del lavoro non è sempre una passeggiata. Spesso ci si trova di fronte a personaggi che sembrano vivere per rendere il lavoro un’esperienza memorabile, nel peggiore dei modi. Questi “leoni da riunione” monopolizzano le conversazioni, alzano la voce come se fossero al mercato e sminuiscono ogni idea che non sia la loro. In poche parole, praticano una comunicazione violenta, una forma di interazione tossica che mina il benessere, la produttività e, a volte, anche la sanità mentale di chi li circonda.
Riconoscere questi personaggi non è difficile. Il primo segnale è il loro bisogno di dominare ogni discussione, come se fossero gli unici titolati a parlare. Interrompono continuamente, invalidano le opinioni altrui e usano frasi passive-aggressive del tipo: “Interessante, ma lascia che ti spieghi come si dovrebbe fare davvero”. Il loro tono non è mai collaborativo; si percepisce sempre un’ombra di disprezzo o superiorità. Se in una riunione ti senti sminuito o costretto a giustificarti, è molto probabile che tu abbia a che fare con uno di loro.
Gestirli richiede strategia. La prima regola è mantenere la calma. Non cadere nella trappola del conflitto diretto, perché è proprio quello che cercano. Una risposta pacata e assertiva come “Capisco il tuo punto di vista, ma permettimi di spiegare il mio” può essere sorprendentemente disarmante. Allo stesso tempo, è importante stabilire confini chiari: se i toni diventano inaccettabili, fallo notare con garbo ma fermezza, dicendo ad esempio: “Penso che possiamo affrontare questa discussione in modo più costruttivo”.
Non dimenticare di documentare tutto. Ogni email, messaggio o verbale di riunione può essere utile se decidi di coinvolgere risorse umane o superiori. Avere prove concrete rende molto più facile far valere le proprie ragioni. E se il comportamento persiste, non esitare a chiedere supporto: far sapere ai vertici aziendali che un comportamento tossico sta influenzando negativamente il team può portare a interventi risolutivi.
Tuttavia, bisogna essere realisti: alcuni di questi “leoni” non cambieranno mai. In questi casi, un po’ di sarcasmo ben dosato può aiutarti a sopravvivere. Quando ridicolizzano le tue idee, puoi rispondere con un sorriso: “Grazie per il contributo, è sempre illuminante sentire il tuo punto di vista”. Oppure, quando alzano la voce durante una discussione, un tranquillo “Non c’è bisogno di urlare, il tuo messaggio è chiaro” può colpire nel segno senza alimentare lo scontro.
Se tutto questo non basta e la situazione diventa insostenibile, è il momento di chiederti se vale davvero la pena restare. Ci sono aziende dove il rispetto e la collaborazione non sono concetti astratti, ma parte integrante della cultura aziendale. Perché, alla fine, il lavoro non dovrebbe essere una lotta quotidiana per la sopravvivenza, e la tua energia merita di essere impiegata in ambienti che la valorizzano.
E se proprio devi restare, puoi sempre sperare in un colpo di fortuna: magari verranno promossi… in un reparto molto lontano dal tuo.
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